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Nel film del 1991 di Oliver Stone sulla vita di Kennedy (dal titolo JFK), c’è un episodio tanto romanzato quanto verosimile in cui al pilota americano incaricato di effettuare voli di perlustrazione (al fine di scattare foto circa l’eventuale presenza dei missili che Chruščëv stava installando a Cuba nel ‘62, durante la cosiddetta Crisi dei missili cubani) si chiede di tacere sul fatto che il suo aereo fosse stato crivellato di colpi durante la missione. Per la legge di guerra, gli Stati Uniti avrebbero dovuto rispondere al fuoco in direzione della base responsabile dei danni al loro velivolo. Ma questo non accadde, proprio perché tale azione avrebbe scatenato una escalation che sicuramente avrebbe portato ad un conflitto diretto con Cuba e di conseguenza con L’URSS.
Che questa scena sia un’americanata? Forse.
L’azione non sarà coerente con la legge militare, ma lo è col buon senso. Un aereo trivellato di colpi valeva la Terza guerra mondiale?
Questo accadeva allora.
Lo scorso 15 novembre un missile ha colpito la sede di un’azienda a Przewodów in Polonia causando una forte esplosione e la morte di due lavoratori.
Tutto ciò è avvenuto mentre i missili russi colpivano incessantemente l’Ucraina.
I media polacchi, istigati da una fantomatica fonte anonima dell’agenzia di stampa Associated press, collegano i due fatti e lanciano l’accusa contro i russi.
Stando così le cose, la Nato dovrebbe onorare il fatidico articolo 5 dell’alleanza ed intervenire in difesa di un membro quale è la Polonia.
Alle prime dichiarazioni del presidente polacco Duda – che ha convocato il Consiglio di Sicurezza Nazionale – si uniscono, come era ovvio, pure quelle di Volodymyr Zelensky:
“sono stati i russi, la Nato deve intervenire!”
Ma i russi negano il fatto.
Joe Biden ha pensato bene di raffreddare gli animi in attesa di riscontri più oggettivi sulle reali responsabilità, dichiarando pubblicamente che era «improbabile» che il missile fosse partito dalla Russia. Man mano che le indagini del Pentagono progredivano, risultava sempre più chiaro che il missile in questione proveniva non tanto dalle postazioni russe, bensì dalla contraerea ucraina.
I polacchi si sono calmati, per quanto possibile, Mosca si è complimentata con gli Usa per la «reazione misurata» avuta «a differenza di altri paesi». Un banale incidente, insomma.
Zelensky, dal canto suo, ha continuato a negare che il razzo fosse di Kiev e ad invocare l’intervento della Nato, suscitando così le ire degli americani.
Questione conclusa.
Ma poniamo il caso che Zelensky avesse effettivamente ragione e che quel missile, che ha distrutto una fattoria e ucciso due poveri cristi al lavoro, fosse effettivamente partito da Mosca, cosa cambiava?
Può realmente un capo di stato invocare la terza guerra mondiale per un fatto così insignificante (col massimo rispetto per i morti in questione e le loro famiglie) dal punto di vista strategico e tattico?
Zelensky, da uomo del mestiere, dovrebbe attenersi al copione che gli è stato assegnato e non strafare nell'improvvisazione… eppure, lui ha superato da tempo le colonne d’Ercole e, con esse, la sua credibilità.
Egli, in questa occasione ancor più che in altre, risulta infatti doppiamente colpevole.
Se i fatti narrati sono andati secondo la vulgata americana, lui sarebbe da considerarsi un bugiardo e farabutto e dovrebbe solo dimettersi dal ruolo di guida dei poveri ucraini (oltre a risparmiarci la patetica vista della sua posa da commander in chief da film scadente sul Vietnam anni ‘70).
Se i fatti dessero ragione a lui, invece, sarebbe stato un incosciente a portare avanti quelle dichiarazioni e, per lo stesso motivo, dovrebbe dimettersi in quanto inadatto al ruolo di protagonista in questa delicata pièce dai possibili sviluppi assai tragici.
In Europa, al momento, vige una sorta di sospensione del giudizio quando si tocca la figura di Zelensky… e c’è sempre il rischio di passare per filoputiniani, se solo lo si critica.
Eppure, posto che si stia davvero cercando una reale soluzione a questo conflitto, se da una parte auspichiamo che Putin venga in qualche modo neutralizzato dagli stessi russi (sebbene ciò sia tanto lontano dal nostro - in quanto Occidente - potere e possibilità), dall’altra non possiamo più permettere ad un personaggio come Zelensky di farsi passare per una sorta di paladino senza macchia e profeta illuminato dal sacro occhio di bue della Libertà.
Zelensky deve lasciare il potere senza se e senza ma: poiché non ci sono margini di errore per chi menta o per chi non sappia gestire le crisi, quando si gioca con le bombe atomiche; tanto, per la sorte che si prospetta all’Ucraina, la quale verrà liberata come altre nazioni europee a loro tempo, uno Zelensky vale l’altro.
Χείρων
The irresponsible Zelensky
In the 1991 film by Oliver Stone on the life of Kennedy (titled JFK), there is an episode as fictional as plausible in which an American pilot in charge of conducting patrol flights (in order to take pictures of the possible presence of the missiles that Chruščëv was installing in Cuba in 1962, during the so-called Cuban Missile Crisis) was asked to be silent about the fact that his plane had been riddled with bullets during the mission. By the law of war, the United States should have returned fire to the base responsible for the damage to their aircraft. But this did not happen, precisely because this action would have triggered an escalation that would surely have led to a direct conflict with Cuba and consequently with the USSR.
Is this scene an “American extravagance”? Maybe.
Perhaps this action is not coherent with military law, but it is with common sense. Was a plane drilled with bullets worth World War III?
This was the case then.
On 15 November, a missile hit a company’s headquarters in Przewodów, Poland, causing a massive explosion and the death of two workers. All this happened while Russian missiles were constantly hitting Ukraine. The Polish media, instigated by a phantom anonymous source of the Associated press agency, connect the two facts and launch the accusation against the Russians. That being the case, NATO should honour the fateful article 5 of the alliance and intervene in defense of a member such as Poland.
The first statements of the Polish president Duda – who convened the National Security Council – were, of course, immediately followed by those of Volodymyr Zelensky:
"it was the Russians, NATO must intervene!"
But the Russians deny it.
Joe Biden thought to cool down the tempers waiting for more objective feedbacks about real responsibilities, publicly declaring that it was «unlikely» that the missile was launched from Russia. As the Pentagon’s investigations progressed, it became increasingly clear that the missile in question came not so much from Russian positions, but from Ukrainian anti-aircraft. Polish people have calmed down, as far as possible, Moscow has complimented the USA for the «measured reaction» it had «unlike other countries». The whole matter ended up as a “simple” accident. Zelensky, for his part, continued to deny that the missile was from Kiev and to invoke NATO intervention, thus arousing the anger of the Americans.
But let’s say that Zelensky was actually right and that missile, which destroyed a farm and killed two poor souls at work, was actually launched from Russia, what would change? Can a head of state really invoke World War III for such an insignificant event (with the utmost respect for the dead in question and their families) from a strategic and tactical point of view?
Zelensky, being of the profession, should stick to the script that was assigned to him and not overdo the improvisation... yet, he has long since surpassed the pillars of Hercules and, with them, his credibility.
He, on this occasion even more than in others, is in fact doubly guilty. If the abovementioned facts occurred according to the American vulgate, he should be considered a liar and scoundrel and should only resign from the leading role of the poor Ukrainians (as well as spare us the pathetic view of his commander in chief’s pose from a poor quality movie of the 70s about Vietnam). If the facts were right to him, he would have been however an irresponsible to carry out those statements and, for the same reason, he should resign as unfit for the role of protagonist in this delicate pièce whom developments can be really tragic.
In Europe, at the moment, there is a kind of suspension of judgment when the figure of Zelensky is touched... and there is always the risk of passing for pro-Putin, just for criticizing him. Yet, assuming that we are really looking for a real solution to this conflict, if, on the one hand, we hope that Putin will be somehow neutralized by the Russians themselves (although this is far from ours – as the West – power and possibility) on the other hand, we can no longer allow a character like Zelensky to appear as a sort of champion without stain and prophet illuminated by the sacred Freedom’s spotlight.
Zelensky must leave power without ifs and buts: since no margin of error is allowed for those who lie or for those who do not know how to manage crises while playing with atomic bombs. At any rate, as for the future predicted to Ukraine, which will be liberated like other European nations in their time, one Zelensky is as good as another.
Χείρων
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