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Translation by A. Maksimovič
C’è una storia del surrealismo, e io in effetti la conosco molto bene, ma non è quella che si pensa. Per tutti il surrealismo è solo un ismo in più aggiunto a tutti gli ismi che marciscono nei libri vecchi; e che si fanno biascicare nelle classi a tutti gli organismi di uomini in erba bravi a fiorire e a morire con un ismo in più per farli marcire nella loro tomba. Classicismo, romanticismo, simbolismo, futurismo, cubismo, qual è il morto che si ricorda ancora dei vostri ismi e cosa avete fatto di tutti i vostri morti: dei libri! Tutti quelli che vi hanno vissuti non sono più qui. Anche in forze non foste mai altro che pieghe, pieghe accettate dell’essere, come si arriccia una capigliatura con il ferro caldo per farle prendere la piega, mode alla fine, mode come le mode dei cappelli o di sartoria, mode come tono di musica e mode come modalità. Il classicismo, il romanticismo, il simbolismo furono queste arricciature della superficie del cuore, che un tempo credettero di prendere il cuore e l’anima ma non seppero sommuovere la vita. La sommossa è una sommossa dell’io nell’anima e dell’anima in mezzo all’io. Tutti gli spiriti nati morti si riempiono la bocca di rivoluzione e di anarchia e fantasticano di un’insurrezione per le strade, quando non hanno saputo neanche rivoltarsi in se stessi, contro l’eterna stupidità dello spirito; chi mai ha saputo sommuovere il suo io fino a cavargli il sangue di una lacrima in pittura o in poesia? Per trovare una poesia che mi abbia fatto piangere, non le lacrime rituali dei parenti intorno a una bara, ma le lacrime intestinali che si hanno per piangere la Bella Elmiera, risalgo fino al Medioevo e lì incontro François Villon. Chi eri François Villon? Quale anima di sessualità avevi, quale abisso di sangue e di sperma che devastava il tuo addome, ti ha dettato questa poesia di lacrime, questa poesia di un’interna lotta in cui è l’anima che si piange in se stessa nel disastro del suo corpo e si piange più in là del corpo, ma nel corpo, accovacciata nell’atteggiamento dell’anima morta e che sonda la sua sessualità. È seduta infatti l’anima in questo atteggiamento con la testa fra le ginocchia e le braccia che circondano le gambe come per riprendere le tibie e mettersi a camminare nella morte. Poiché l’anima è un sesso ma che si nasconde nella colonna delle tibie compresse fino alla sua misura e si mostrerà nuda soltanto al suo eletto, e fino a quel momento sarà ributtante e rattrappita come un corpo spregiato di vecchia, che si trasferirà all’eletto e davanti a lui si tramuterà. Fu questo il problema di fondo posto dalla Bella Elmiera, ed è quello dell’inquietudine di noi tutti. Dov’è l’anima nel nostro corpo e cos’è l’anima per il nostro corpo? Essa è ovunque, è niente e tutto, poiché è tutto questo corpo dall’interno e dall’esterno. Il dolore della rivolta dell’io nell’anima e dell’anima in tutto il corpo, ecco su cosa fondare una rivoluzione capitale che scrive solo per bruciare i libri con il ferro caldo e parla solo per annichilire il linguaggio, e manifestare degli stati del cuore, non come il sorriso di un fiato, ma come il borborigmo di base in cui si espettora un cuore d’incendio. Fare del surrealismo non significa portare il surreale nel reale, in cui andrà ad ammuffire e dormire, rannicchiarsi e depositarsi, nei vetri incastrati dei libri, ma innalzare materialmente il reale fino al punto in cui l’anima deve uscire nel corpo e continuare a spingere il corpo alla rivolta. È quello che il mondo non ha ancora conosciuto e il surrealismo non ha potuto fare. L’anima dell’uomo attuale è infatti prigioniera di un corpo malvagio che gli vieta ogni poesia, e lo costringe a vivere sotto il giogo inesorabile delle leggi, siano esse di esercito, di polizia, di chiesa, di giustizia o di amministrazione. E principalmente sono di chiesa.
È nel 1918 che ho avvertito in me le prime scosse di quelle ondate interne dell’anima che ci tormentano per prendere corpo. Musica, teatro, pittura, poesia, capivo che simili concretizzazioni non erano più sufficienti, concretizzazioni destinate un giorno a perdere forza e perire, e che il fuoco che bruciava in me aveva bisogno di ben altre corporizzazioni. Ma come sconvolgere il reale fino a pervenire a quella incarnazione maggiore di un’anima che in un corpo incarnato gli imporrà la carne sessuale dura, la carne d’anima del suo vero corpo?
Sapevo che il tempo dei maghi, dei guaritori, degli incantatori, dei medici, dei ciarlatani, dei fachiri, dei prestigiatori, dei giocolieri e degli affatturatori era passato. E anche il tempo degli illusionisti e degli stregoni, e che le cose ora non si fanno di un colpo solo, sacramentalmente e per sotterfugio mistagogico come alla messa, ma passo a passo e a gradi come un muratore davanti al suo muro o un contadino dietro il suo aratro. La materia quando è buona è riluttante e rifiuta di compiersi finché il suo essere non sia soddisfatto, il suo essere corpo della sua moralità, dico interna moralità in mezzo alle esigenze di tutto.
Ti adoro, lei dice al suo creatore, ma essere, io non lo sono, no, non sono un essere, e se tu non mi dài il mio culmine di soddisfazione in mezzo alle esigenze dell’essere, anch’io ineluttabilmente prima di essere, nell’essere ti tradirò. Ed è la materia ad aver ragione di disobbedire tanto a dio che le rifiuta ogni soddisfazione per nascere e che la fa partorire nelle angosce extrauterine dello sfintere (per riservare a sé e ai suoi angeli tutte le insondabili delizie totemizzanti, tumulizzanti del parto) quanto di disobbedire, questa materia dico, agli angeli di un benessere che le fa credere che è lui la vita, mentre non ha mai fatto altro che farsi gioco della vita in illusioni e suggestioni che con immondi titillamenti sfasano, sfasano come anche ricollocano l’anima sotto il giogo di un essere, al di fuori dell’essere della sua vita.
In ciò è consistita tutta l’opera tenebrosa che il surrealismo, quando è nato non ha voluto far fare alla materia, per precipitarla prematuramente nelle delizie dell’esserità; non abbandonarsi alla magia, seguire la via uterina e anale delle cose, la via della libido autentica, sondare tutta la libido tanto nell’automatismo da svegli, quanto nell’autoelettrismo dei sogni, e non far risaltare all’esterno il risultato di queste angosciose perforazioni prima che l’angoscia interna del ricercatore, per fame e sofferenza amorosa, non gli abbia infine imposto d’essere quell’essere che si sondava, e si voleva come, non la sua innamorata in lui, ma come la sua più autentica e insondabile volontà di vita, e quale l’anima non ha smesso di attirare in fondo alla libido del sesso, e di chiamare fiore per l’eternità. È quello che cercavo verso il 1918 e avvertii un giorno che altre anime oltre alla mia cercavano come me la stessa cosa, uscire dal mondo come si entra nel mondo, poiché noi al mondo non siamo.
da Scritti di Rodez
A cura di Rolando Damiani
SURREALISM AND THE END OF THE CHRISTIAN ERA
There is a history of surrealism, and I am in fact very familiar with it, but it is not what one would think. To everybody, surrealism is just one more ism added to all the isms that rot in old books; and that are whispered in classrooms to all the organisms of growing men who are good at flourishing and dying with one more ism to make them rot in their graves. Classicism, romanticism, symbolism, futurism, cubism, what is the dead man who still remembers your isms and what have you made of all your dead men: books! All those who have lived there are no longer here. Even in strength you were never more than folds, accepted folds of being, as one curls a hair with a hot iron to make it take the crease, fashions in the end, fashions like hat fashions or tailoring fashions, fashions like tone of music and fashions like mode. Classicism, romanticism, symbolism were these curls of the surface of the heart, which once believed they took the heart and soul but failed to move life. The uprising is an uprising of the self within the soul and the soul within the self. All the dead-born spirits fill their mouths with revolution and anarchy and fantasise about an insurrection in the streets, when they have not even known how to revolt within themselves, against the eternal stupidity of the spirit; who has ever known how to stir his ego to the point of shedding the blood of a tear in painting or poetry? To find a poem that has made me shed, not the ritual tears of relatives around a coffin, but the intestinal tears one has for mourning the Belle Heaulmière, I go all the way back to the Middle Ages and there I meet François Villon. Who were you, François Villon? What a soul of sexuality you had, what an abyss of blood and sperm that ravaged your abdomen, dictated to you this poem of tears, this poem of an inner battle in which it is the soul that weeps within itself in the disaster of its body and weeps further than the body, but in the body, crouching in the attitude of the soul dead and probing its sexuality. Indeed, the soul is seated in this attitude with its head between its knees and its arms encircling its legs as if to take up its shins and walk into death. For the soul is a sex but hiding itself in the column of the compressed shinbones to its full extent and will only show itself naked to its chosen one, and until then it will be repulsive and shrunken like a despised body of an elderly woman, which will move to the chosen one and before him it will transform itself. This was the basic problem posed by the Belle Heaulmière, and it is that of the restlessness of us all. Where is the soul in our body and what is the soul to our body? It is everywhere, it is nothing and everything, for it is all this body from within and without. The pain of the revolt of the self in the soul and the soul in the whole body, that is what a capital revolution which writes only to burn books with a hot iron and speaks only to annihilate language, and manifest states of the heart, not like the smile of a breath, but like the basic bourbons in which a heart of fire is expectorated, should be founded on. To make surrealism is not to bring the surreal into the real, where it will go to moulder and sleep, curl up and settle, in the jammed glasses of books, but to materially elevate the real to the point where the soul must go out into the body and continue to push the body to revolt. This is what the world has not yet known and surrealism has not been able to do. For the soul of the present-day man is a prisoner of an evil body that forbids him all poetry, and forces him to live under the inexorable yoke of laws, be they of the army, the police, the church, justice or administration. And mainly they are of the church.
It was in 1918 that I felt the first tremors in me of those internal waves of the soul that torment us in order to take on body. Music, theatre, painting, poetry, I understood that such concretisations were no longer sufficient, concretisations destined one day to lose strength and perish, and that the fire that burned within me needed quite other corporatisations. But how to upset the real to the point of
achieving that greater incarnation of a soul that in an incarnated body will impose to it the hard sexual flesh, the soul-flesh of its true body?
I knew that the time of the magicians, healers, enchanters, doctors, charlatans, fakirs, conjurers, jugglers and wheeler-dealers was past. And also the time of illusionists and sorcerers, and that things now are not done at once, sacramentally and by mystagogical subterfuge as at mass, but step by step and by degrees like a mason before his wall or a farmer behind his plough. Matter when it is good is reluctant and refuses to fulfil itself until its being is satisfied, its being-body of its morality, I mean internal morality in the midst of the needs of everything.
I adore you, she says to her creator, but to be, I am not, no, I am not a being, and if you do not give me my peak of satisfaction amidst the needs of being, I too will ineluctably before being, in being betray you. And it is matter that has reason to disobey both god who refuses it all satisfaction in order to be born and who gives birth to it in the extra-uterine anguish of the sphincter (in order to reserve for itself and its angels all the unfathomable totemising, tumultuous delights of childbirth) and to disobey, this matter I mean, to the angels of a wellbeing that makes it believe that he is the life, while he has never done anything other than make a mockery of life in illusions and suggestions that with immense titillations displace, displace as well as relocate the soul under the yoke of a being, outside the being of his life.
In this consisted all the tenebrous work that surrealism, when it was born, did not want to make matter do, to precipitate it prematurely into the delights of beingness; not to abandon oneself to magic, to follow the uterine and anal path of things, the path of the authentic libido, to probe the whole libido as much in the automatism of waking as in the autoelectrism of dreams, and not to bring outwardly the result of these anguished perforations before the inner anguish of the seeker, out of hunger and amorous suffering, finally force it to be that being whom one probed, and wanted to be, not its lover in him, but as his most authentic and unfathomable will to life, and which the soul has not ceased to draw to the bottom of the libido of sex, and to call flower for eternity.
That is what I was looking for around 1918, and I sensed one day that other souls besides my own were looking for the same thing as I was, to leave the world as one enters it, for we in the world are not.
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