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Il cammino di Santiago è per le persone comuni

*ITALIANO/ENGLISH


Di Angela Favero

*Traduzione e foto dell'autore


La prima volta che abbiamo ipotizzato di farlo è stata durante una notte passata in spiaggia. Non ne avevamo parlato molto seriamente, più come una cosa da fare “un giorno”, ma quella conversazione mi era rimasta impressa, perciò mesi dopo l’ho riproposto. Così è successo che con altri tre amici ho percorso a piedi una parte del Cammino di Santiago, ormai quasi due anni fa.


Una delle colonnine che indicano la direzione lungo il cammino

Il Cammino di Santiago è una rete di itinerari di pellegrinaggio percorsi fin dal Medioevo. Quello più famoso è detto cammino francese: da Sain-Jean-Pied-de-Port, in nuova Aquitania, si raggiunge la cattedrale di Santiago di Compostela in circa 800km, equivalenti più o meno a un mese di cammino a piedi. Noi abbiamo voluto evitarlo, in quanto molto affollato d’estate, e abbiamo preferito l’ultima parte del cammino del nord, che da Irun, nei paesi baschi, segue la costa per poi virare verso l’interno e congiungersi con quello francese nel tratto finale. Abbiamo cominciato a camminare da Luarca, nelle Asturie, e siamo arrivati davanti alla cattedrale nove giorni e 250km dopo, per poi proseguire fino a Finisterre, al faro della fine del mondo, ed è stato un viaggio indimenticabile.






Non ho scelto di farlo per fede, ma più perché volevo prendermi una pausa dalla routine che mi consentisse di concentrarmi sulla riflessione personale, oltre che per semplice voglia di viaggiare e di vedere. Avevo già imparato ad amare questo tipo di esperienza durante gli anni trascorsi da scout: mi è sempre piaciuto il concetto di vivere la Strada, partire a piedi con lo zaino in spalla e fermarsi solo per dormire, vivere in comunità e condividere senza filtri ciò che ognuno può offrire. Mi aspettavo paesaggi magnifici, tempo e spazio per riflettere, persone nuove da conoscere; e nonostante io abbia in effetti trovato tutte queste cose, sono stati molti altri elementi a rendere unico questo viaggio.


Ultreia et suseia” è uno degli incoraggiamenti che si scambiano i pellegrini. Significa “più avanti, più in alto.”

Una delle prime cose a colpirmi è stata il silenzio. Camminavamo per la maggior parte del tempo su sentieri in collina, attraversando di tanto in tanto minuscoli paesini. Non si sentivano auto, raramente riecheggiavano voci umane. Si sentivano il fruscio delle foglie, il canto degli uccelli e i passi di altri pellegrini. Questo silenzio, oltre alla bellezza della natura e dei paesaggi, creava un’atmosfera di pace immobile e profonda. Il fatto che ci muovevamo sempre solo a piedi, e dunque ad un ritmo molto più lento di quello della nostra vita di tutti i giorni, contribuiva a infondere in me quella calma e serenità. Vedere le cose a passo d’uomo mi ha dato il piacere di immergermi più a fondo nei paesaggi che mi circondavano, e di sentirmi in qualche modo parte di essi.

Ho riscoperto il senso di pienezza che si prova nell'avere con sé solo il necessario, e rendersi conto che è più che sufficiente. Era uno stile di vita semplicissimo, tutto quello che ci serviva per vivere stava in uno zaino da 40 litri e non sentivo il bisogno di avere niente di più. Mi ha fatto pensare alla quantità di oggetti e di vestiti che continuiamo a comprare e che in realtà non sono poi così indispensabili, e non necessariamente ci fanno sentire meglio.


Faro di Muxìa, tappa tra Santiago e Finisterre

Prima di partire avevo letto il libro Il Cammino di Santiago di Paulo Coelho, e mi aveva colpita soprattutto la sua tesi che il cammino di Santiago è il cammino delle persone comuni. L’ho capito meglio più tardi: non serve niente di straordinario per compiere questa impresa, per quanto sia impegnativa. Non serve una fede saldissima o un’incredibile preparazione atletica. Quando sono partita non mi aspettavo di farcela: non mi sentivo abbastanza allenata, ero sicura che non sarei riuscita a percorrere 250km a piedi in meno di due settimane. Alla fine però sono arrivata a Santiago, nonostante la fatica, il dolore ai muscoli e le vesciche sui piedi. Con il tempo la mente si adatta alla routine e spinge le gambe dove non sembrano poter andare, donando un’energia che non si pensava di avere. Sono arrivata dove non avrei mai creduto di arrivare e per me questo ha significato molto. Persone diverse intraprendono il cammino con motivi, ritmi e percorsi di vita diversi, eppure ascoltando le storie di altri pellegrini incontrati in ostello si può sempre cogliere qualcosa di speciale nel loro percorso.

Paulo Coelho


“Lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni. Il cammino di ogni singola persona è sempre e comunque qualcosa di spettacolare e straordinario, senza il bisogno di cercarlo in azioni fuori dal comune.”






 


The St.James way is for ordinary people


By Angela Favero

*Translation and photos of the author


The first time we mentioned doing it was at a night at the beach. It was not serious talk, more like a “we’ll do it one day in the future” thing, but that conversation stuck with me, so I suggested it again a few months later. And that is how I got to walk a part of the Camino de Santiago, or the Way of St.James, with three friends, almost two years ago.


One of the little stone posts marking the way

The Way of St.James is a network of many pilgrimage routes dating as far back as the Middle Ages. The most famous one is the French way, about 800km long, starting from Saint-Jean-Pied-de-Port and reaching the cathedral of Santiago de Compostela in more or less one month walking. It gets very crowded in the summer, so we chose to walk the final part of the Northern way instead. The Northern way starts from the Basque city of Irun, and it follows the coastline up to the final part, where it merges with the French way. We started from Luarca, in Asturias, and arrived in front of the cathedral nine days and 250km later. Then we continued up to the lighthouse of Finisterre, at the end of the world. It was a journey which will stay with me for a long time.







I did not do it for religious reasons, but mostly because I wanted to break free from routine and do some personal reflection, as well as for pure taste for travel and adventure. I have a ten year long experience as a scout and that has taught me to appreciate this kind of travel: I’ve always loved the concept of experiencing the Road, packing a backpack and starting to walk, only stopping to sleep at night, living in community and sharing every part of the experience with others. I expected wonderful views, a lot of time and space for thought, new people to meet. While I found all of these things, there was much more which made this journey unique.


"Ultreia et suseia", meaning "further, higher" is one of the pilgrims’ mottos of encouragement.

One of the first things that struck me was silence. We were mostly walking hilly trails, occasionally crossing tiny villages. There were no traffic noises, human voices only rarely echoing from the sparse houses. We could hear the wind through the trees, birds chirping and other pilgrims’ footsteps. Silence, along with the beauty of the landscapes and nature, set an athmosphere of deep peace, still yet vibrant.

The fact that we were walking everywhere, and that is a much slower pace than the one we are normally used to, helped that peace sink into my mind. Moving by foot allowed me to dive deeper into the surrounding environment, and to feel part of it, in a way.

There is a sense of wholeness that comes from having only the necessary and finding that it is more than enough. We led the simplest life, we carried with us everything we needed to live and it fit into a 40 litres backpack. I felt that I did not need anything else, which is bizarre because it made me think of all the stuff we constantly feel the need to buy when it is not actually necessary and it does not make us feel better.


The lighthouse of Muxia, on the way to Finisterre

Before starting this journey, I had read the Pilgrimage, by Paulo Coelho, and there was an idea in it that impressed me, which is that the Way of St. James is the way of ordinary people. I understood it better later: you do not need anything extraordinary to do it, even if it is a challenging journey. You do not need the firmest faith, nor the most scrupulous athletic preparation. When I first started, I expected to fail: I felt like I did not have enough training and I was sure I could not walk 250km in less than two weeks. But in the end I made it to Santiago, despite the muscle ache and the blisters on my feet. As days go by your mind gets used to the routine and it pushes you where it seems like your legs cannot go. You gain a kind of energy you did not know you had. I arrived where I never would have thought I’d come, and that meant a lot to me. Different people start the camino for different reasons, with different paces and different background stories, yet you can always spot something exceptional in another pilgrim’s story.


Paulo Coelho



The extraordinary lies in the path of ordinary people. Every person’s journey is always a spectacular and extraordinary thing, there is no need of searching for it in unordinary actions.”

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